Istruzione

Sul tavolo vuoto vengono rovesciate tante tessere. Piano piano il puzzle prende forma e si comincia a capire quale immagine costituirà il risultato finale.

Le tessere della cornice, le prime ad essere trovate e incastrate tra loro, appartengono alla scuola, all’istruzione, alla cultura. Appartengono alla nuova generazione che sarà più ricca di conoscenza, di valori, di obiettivi e di speranze.

Ananda Nagar è un luogo isolato nel mondo, pieno di verde, alberi di ogni genere, frutti di tanti tipi. La zona che un tempo era desertica, desolata, caratterizzata da una povertà estrema oggi è una zona fertile, con tanta acqua e una natura ricca e generosa. I bambini possono andare a scuola sin da piccoli, con le loro rosse divise e lo zainetto. Un occasionale visitatore occidentale potrebbe sorridere nel vedere come degli edifici semplici, con muri anneriti dall’umidità, senza servizi igienici né arredi scolastici, senza banchi, senza finestre, vengono chiamati “scuole”. Eppure, da qui parte un progetto ambizioso che mira a sconfiggere l’analfabetismo e creare una nuova generazione che sappia leggere e scrivere, che possa risalire la china della conoscenza fino ad entrare in aule universitarie.

Nei diversi villaggi di Ananda Nagar ci sono scuole povere come quelle appena descritte, ma ci sono altre costruzioni che ospitano centinaia di ragazzi e ragazze proiettati verso un livello superiore di cultura e scolarizzazione. Sono edifici che non possono essere paragonati agli istituti scolastici occidentali, ma offrono comunque una scuola di vita e di conoscenza di grande qualità e di speranza.

Sono scuole decisamente essenziali e le aule non hanno altro arredo se non la lavagna. Non quella multimediale, quella nera, anzi grigia perché il gesso è entrato in ogni poro dell’ardesia. Le aule si aprono sui lunghi corridoi e la voce dell’insegnante deve forzare il ronzio continuo del ventilatore (quando c’è).

Diverso è il clima del pomeriggio, quando le children’s home, gli ostelli, sono risvegliati dalle urla di chi gioca a pallone, da chi si rincorre, da chi si nasconde dietro ai cespugli. Ma entrare nelle loro stanze, per chi è abituato diversamente, è come ricevere uno schiaffo che ti riporta ad una realtà di povertà ed essenzialità. Stanze chiuse, con una decina di brande, qualche vestito appeso alle corde tese lungo le pareti. Non c’è uno spazio libero, né un armadio, né una suppellettile o uno specchio.

Ma i bambini sono sereni, scherzano, chiedono di farsi fotografare e poi ridono del risultato sul display della fotocamera. Ananda Nagar, un giorno, potrà offrire strutture migliori di quelle attuali. Intanto queste, povere ed essenziali, offrono più di quanto questi giovani erano abituati a ricevere nei loro villaggi.