(di Marcus Bussey)
Il Neoumanesimo, elaborato da Prabhat Ranjan Sarkar (1921–1990), nasce dall’antica intuizione yogica che tutta l’esistenza è interconnessa. Non si limita a un umanesimo centrato sull’uomo, ma apre a una visione olistica che include tutti gli esseri viventi e persino il mondo inanimato.
È un processo di crescita consapevole: diventare pienamente umani significa riconoscere e coltivare il legame con ogni forma di vita. Il Neoumanesimo si fonda sull’etica dell’amore universale, inteso non come sentimento astratto ma come pratica quotidiana di rispetto, servizio e responsabilità.
Caratteri principali
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Critico verso nazionalismo, razzismo, sessismo, specismo e capitalismo, che limitano la dignità e la libertà.
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Liberatorio, perché affida a ciascuno di noi la responsabilità del cambiamento: non possiamo trasformare il mondo senza trasformare prima noi stessi.
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Spirituale, perché riconosce che solo una pratica interiore costante può nutrire un autentico senso di appartenenza all’universo.
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Inclusivo, perché rifiuta ogni distinzione di razza, religione, genere o specie: la coscienza è la protagonista dell’epopea cosmica, non solo l’essere umano.
Una nuova visione
Il Neoumanesimo ci invita a passare dalla competizione alla cooperazione, dalla centralità dell’ego al servizio, dalla frammentazione all’unità. L’obiettivo non è costruire teorie astratte, ma coltivare una mente libera da pregiudizi e un cuore capace di abbracciare l’intera umanità.
È, in sintesi, un’agenda per il futuro: educare, servire e trasformare per dar vita a una società più giusta, compassionevole e sostenibile.