Lo studioso australiano Marcus Bussey ci invita a guardare con occhi diversi le “rovine del futuro” che già ci circondano: cambiamenti climatici, crisi sociali, tracce di un mondo che sembra sgretolarsi. Normalmente queste rovine ci appaiono come segni di declino e di minaccia. Ma Bussey suggerisce che possano diventare spazi creativi e trasformativi.
Il compito del futurista, dice l’autore, è simile a quello di uno sciamano: camminare nella nebbia dell’incertezza con un piede nel presente e l’altro nel senza-tempo, aiutando gli altri a orientarsi.
Per farlo occorre sviluppare cinque sensi del futuro:
- Memoria: riconoscere le eredità del passato che ci condizionano.
- Previsione: immaginare configurazioni nuove, oltre la paura.
- Voce: trovare il proprio linguaggio e la propria narrazione.
- Ottimismo: scorgere opportunità anche tra le macerie.
- Desiderio (yearning): coltivare la spinta spirituale e relazionale a connetterci con gli altri e con il pianeta.
Bussey sottolinea anche l’importanza delle pratiche incarnate – danza, gioco, rituali – per liberare energie creative e trasformare il senso di rovina in un’esperienza di rinascita.
Le rovine non sono solo macerie, ma luoghi dove possono nascere nuove storie, nuove mappe e nuove forme di appartenenza.