Viviamo circondati da parole: in politica, nei media, a scuola, nelle relazioni quotidiane. Alcune feriscono, dividono e inaridiscono la fiducia; altre sanno elevare, creare ponti e aprire possibilità.
Il testo che alleghiamo approfondisce questo tema con uno sguardo ampio: dalle tradizioni sapienziali (buddhismo, cristianesimo, islam, induismo, ebraismo, neoumanesimo) fino ai modelli etici contemporanei (comunicazione non violenta, Manifesto della comunicazione non ostile, Decalogo della parola).
Il filo conduttore è semplice: la qualità delle parole determina la qualità della convivenza.
La riflessione propone una vera e propria Carta della Parola Benevola, con dieci principi pratici per trasformare il linguaggio in strumento di verità, giustizia e cura. E ricorda che anche poesia e parola artistica hanno un ruolo decisivo: non come evasione, ma come trasfigurazione del dolore e del conflitto in forme che uniscono.
Nella stagione presente, dove la parola d’odio sembra prevalere, tornare a custodire la parola come responsabilità comune diventa un atto di civiltà e un esercizio spirituale.
👉 Qui sotto trovate l’approfondimento completo: Parole che feriscono, parole che elevano.